I falsari by André Gide

I falsari by André Gide

autore:André Gide [Gide, André]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics
ISBN: 9788845283284
Google: BtMUMQAACAAJ
editore: Bompiani
pubblicato: 2016-06-14T22:00:00+00:00


«Ho cose gravi da dirvi. Se non vi disturba troppo, potreste passare dalla pensione domani nel pomeriggio? Mi fareste un grande favore.»

Se fosse per parlarmi di Laura non avrebbe aspettato tanto. È la prima volta che mi scrive.

II

DIARIO DI EDOUARD

(Seguito)

28 Settembre. - Ho trovato Rachel sulla soglia della grande sala di studio, al pianterreno della pensione. Due domestici stavano lucidando il pavimento. Lei stessa indossava un grembiule come una domestica, e aveva in mano uno strofinaccio.

“Sapevo di poter contare su di voi,” mi ha detto porgendomi la mano, con un’espressione triste, ma anche dolcemente rassegnata e malgrado tutto sorridente, che commuoveva più che la bellezza stessa.

“Se non avete troppa fretta, sarebbe meglio che prima saliste a fare una visitina al nonno, poi alla mamma. Se venissero a sapere che siete stato qui senza vederli, se ne dispiacerebbero sicuramente. Ma riservatemi un momento: debbo assolutamente parlarvi. Raggiungetemi qui; vedete, sorveglio il lavoro.” Per una specie di pudore ella non dice mai: io lavoro. Rachel si è tenuta in ombra per tutta la sua vita, e niente può essere più discreto, più modesto della sua virtù.

Per lei, sacrificarsi è così naturale che nessuno dei suoi le è grato per i suoi continui sacrifici. È la più bella anima di donna che io conosca.

Salito al secondo piano, da Azaïs. Il vecchio non abbandona più la sua poltrona. Mi ha fatto sedere presso di sé, e quasi subito mi ha parlato di La Pérouse.

“Mi preoccupa saperlo solo e vorrei persuaderlo a venire ad abitare qui, nella pensione. Sapete che siamo vecchi amici. Sono stato a trovarlo recentemente, temo che la partenza della sua adorata moglie per Sainte-Périne lo abbia addolorato molto. La domestica mi ha detto che non mangiava quasi più. Penso che di solito noi mangiamo più del necessario, ma occorre conservare la misura in ogni cosa, ci possono essere eccessi in tutti e due i sensi. Egli trova inutile che si debba cucinare per lui solo. Se prendesse i pasti con noi, vedere gli altri mangiare potrebbe anche invogliarlo. E qui potrebbe essere vicino al suo simpatico nipotino, che altrimenti non avrebbe l’occasione di vedere tanto spesso, perché da rue Vavin a Saint-Honoré, c’è da fare un vero viaggio. Inoltre, non mi piacerebbe lasciare andare in giro solo per Parigi il ragazzo. Conosco Anatole La Pérouse da molto tempo. È sempre stato un originale. Non gliene faccio un rimprovero ma è piuttosto orgoglioso, e probabilmente non accetterebbe la mia offerta di ospitalità, se non potesse pagare almeno con la sua persona. Allora ho pensato di proporgli la sorveglianza dei ragazzi nelle ore di studio, cosa che non lo stancherebbe affatto e anzi avrebbe il vantaggio di distrarlo, di distoglierlo un poco da se stesso. È un buon matematico e, se occorresse, potrebbe anche dare ripetizioni di geometria o d’algebra. Ora che non ha più allievi, i mobili e il piano non gli servono più a nulla; potrebbe lasciare l’appartamento; e siccome, venendo a stare qui, risparmierebbe l’affitto, ho pensato che, al massimo, potremmo metterci d’accordo su un modesto prezzo di pensione.



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